CHIRICO QUADRICAMPIONE: TALENTO E ARDIMENTO
Con il quarto tricolore della montagna centrato al Reventino,il pilota della Ionia Corse ha così vinto quattro dei sei Civm disputati. Un percorso agonistico tracciato con grinta, velocità istintiva e metodo.
Dove aveva stappato l’ultima bottiglia, là ne ha riaperto una gemella, innaffiando di spumante la sua Peugeot 106 Seize Soupapes. Il Reventino ha da tempo come un gemellaggio ideale con il borgo natìo di Sambatello, per il feeling e lo score del driver calabro nella gara lametina del Civm. Dalla litro e quattro di esordio passando alla A da litro e sei, fino alle stesse cubature del Gruppo E1, affrontato dal 2013 in poi, Domenico Chirico ha sempre lasciato traccia di sé col record, battuti di anno in anno da se stesso. Se quest’anno il progetto di ritoccare il primato 2014 gli è sfuggito, fermandosi a due decimi dal 3.15.90 di suo copyright, l’ambizione somma, quella di rivincere il quarto titolo italico della montagna, è stata centrata.
La stagione è stata scritta in maiuscolo grassetto da lui e Giuseppe Aragona, che con la prima vittoria di Erice con un secondo di vantaggio, connotava già quale sarebbe stato il tenore della sfida fra i due calabriselli a quota 1600. Distacchi ridotti e rivalità in formato Iper fino all’epilogo, con la bellissima diversità costituita dalla sportività a farfalla spalancata, sentita e mai ostentata, dimostrata dai due. Sei vittorie a cinque per Chirico il bilancio finale, con una gara in meno in cassa: un conto finale dove ha inciso anche l’affidabilità meccanica dei due mezzi. E’stata una tenzone mentale e tecnica, seconda per fascino solo a quella Faggioli-Merli, ma solo per la popolarità dei due e per le performances delle loro Sport, non certo per l’intensità o per il valore agonistico.
Chirico debuttava nel Civm 2006 anni dopo Cristo con delle gare singole,dopo l’esordio in salita timbrato dal secondo posto di classe all’Appennino Paolano, targato 2005. Subito apriva il fascicolo vittorie nel Tricolore e tracciava le fondamenta per un 2007 che sarebbe stato un anno già decisamente Up. La concorrenza si intitolava Bindi e Sambuco, Cimarelli e Tinella, fra gli altri, che veterani già erano al tempo e che veloci lo sono stati dal primo vagito nella pancia materna. Un campionato bello ed avvincente, dove la coabitazione con gente tanto sgamata e competitiva, è risultata un’eccellente formazione per il Chirico che verrà, con vittorie e piazzamenti importanti ed un secondo posto dietro Bindi, che pesava non poco per il valore del vincitore. Il 2008, assemblato a colpi di vittorie e record, si è invece tramandato alla storia come il capolavoro e disastro insieme dell’avventura del reggino nel Tricolore: un campionato quasi vinto già a fine luglio, che necessitava solo di qualche puntello per cementare la classifica. Ma le traiettorie del destino sono mai preventivabili ed il crash di Gambarie, in una gara di casa non titolata, in cui il driver della Ionia Corse aveva inciso il nuovo perentorio record del gruppo A già dal sabato, gli impediva di concludere la serie. Si disperdeva così, tutto il lavoro fatto per confezionare il suo primo titolo della montagna. La riscossa sarebbe arrivata nel 2009, quando continuando a fatturare vittorie e primati, Chirico confezionava il successo nel Gruppo A 1600, centrando quel bersaglio con la rabbia di chi sa di meritarsi il massimo malloppo. Il 2010 rimane ancora oggi il Campionato più bello ed entusiasmante della sua carriera, con la doppia conquista della classe 1600 e addirittura della vetta di tutto il Gruppo A. Un alchimia uomo-macchina che aveva raggiunto il Top della simbiosi, così da far affacciare nella mente di Chirico, l’intimo desiderio di ridiscutersi ad un’altra soglia prestazioni. Il naturale sbocco non poteva che essere il Gruppo E1, ma la voglia di corse finiva sottocoppia: solo qualche gara vicina, slalom annessi, nessun impegno sistematico nel Civm, sacro fuoco per il motorsport ridotto a scintilla.
Due stagioni alla moviola per riprendere il gusto nel 2013, ripartendo da quota 1400 e testando la netta diversità di risposta della vettura E1, all’antipodo come reattività in frenata e percorrenza in curva. Quelli che erano gli automatismi quasi epidermici attivati con la Gruppo A, non erano tali fin da subito con la E1-1400. I tempi che arrivavano pareggiavano si quelli della A1600, ma non bastavano per soddisfare Chirico, che li usava con Nino Surace e Ninni Fossato, solo per stabilire la quota minima di prestazione su cui costruire i nuovi timing per la categoria: c’erano sempre 185 cv al banco, come la A1600, ma la bilancia si fermava due quintali prima e i tempi dovevano scendere in proporzione. Le vittorie però, sebbene fuori classifica, coincidevano con le sei gare fatte. Proprio la stagione 2013, ha migliorato ulteriormente il Chirico pilota come gestione delle energie e approccio alla guida. Tutto questo lo induceva a planare direttamente nella E1-1600, dove la sua impareggiabile grinta e velocità di percorrenza nelle strade super veloci, avrebbero trovato formidabile espressione.
La stagione 2014 ha imbellettato la voglia di restare protagonista 40 cv più in su, con la vittoria del terzo titolo italiano personale e del primo nel Gruppo E1, dopo una sequenza avvincente di record e coppe con l’ombra più lunga. La stagione 2015, chiusa con la vittoria del titolo quattro al Reventino, ha sancito il De Profundis dell’attuale configurazione meccatronica ed aerodinamica della 106 S16 carica di gloria del pilota di Sambatello. Dal 2016 si virerà verso soluzioni tecniche più estreme. La sfida verso nuovi orizzonti, passa da un evoluzione continua.
Francesco Romeo