Interviste

DENNY ZARDO: “VOGLIO TORNARE AL TOP”

Il campione europeo montagna 2003, ha parlato con noi di passato e presente della sua carriera. Ancora tantissima voglia di corse per un pilota assolutamente completo, vincente in salita ed in pista.


Denny Zardo, racconta di aver iniziato a correre a soli due anni su un kart costruitogli dal padre: una splendida similitudine con altri celebrati campioni del volante. Raccontaci la tua infanzia, quelle prime sensazioni ed emozioni..

(sorride)La mia non è stata proprio un infanzia normale…mio padre mi ha messo subito su una macchinina, tipo “carpe diem” va….per cui potete ben immaginare..ho imparato prima a stare in macchina che ad andare in bici! A quattro anni avevo già pronto per me un sedile per una 500 Abarth che abbiamo ancora a casa, a cui mio padre aveva messo le prolunghe sui pedali e un po’ di cuscini sul sedile perché ero davvero troppo piccolo..questi sono i più bei ricordi della mia infanzia, sempre bellissimi…

Quale cilindrata del kart ti ha dato le maggiori soddisfazioni?

Guarda, io son partito piccolissimo con le gare della 60 Mini, ma già a sei anno e mezzo, neanche sette, guidavo il 125 in una pista vicino a casa mia. Non c’erano soldi e quindi era così. Usavo il kart di Gabriele Tarquini, quello Mpa, con cui aveva vinto il Mondiale, se vi ricordate..

Denny-Zardo-2003-BuzetL’auto più appagante che hai pilotato? Non necessariamente quella con cui ha ottenuto più risultati..

Gran bella domanda davvero..il ricordo più bello ce l’ho con l’Osella Pa20, perché in due stagioni complete ci ho vinto due campionati. Io non sono uno specializzato sulle salite come Faggioli o Irlando, ho guidato un sacco di macchine, ma quella a cui più sono rimasto legato è la ”20” dell’ingegnere.

Raccontaci il personaggio Fabio Danti, avendolo vissuto da vicino nella tua esperienza in Skoda.

Fabio era sicuramente una gran brava persona, che mi ha insegnato tanti piccoli trucchi per guidare in salita. Ci eravamo conosciuti nel ’96 a Gubbio, io correvo col prototipo Tampolli e non avevo alcuna esperienza in quelle situazioni. Lui mi diede tanti consigli, fu molto disponibile, perché lui se poteva aiutarti lo faceva, senza problemi. Abbiamo fatto tanti corsi di guida insieme in Audi, in Seat e in Skoda, ci sentivamo almeno tre volte alla settimana. Sicuramente non avrebbe mai pensato che avrei seguito i suoi passi,perché nei primi anni in cui ci siamo conosciuti io ero molto orientato alla pista. Comunque lavorare in una casa ufficiale è stata una bellissima esperienza, sia dal punto di vista professionale che caratteriale. Mi ha formato molto.

A tuo avviso, è stato lui il più grande pilota che hai incontrato? Qual era la sua dote principale?


La dote principale era una: lui sapeva immediatamente adattarsi alla macchina, sia che andasse bene o che andasse male. Riusciva subito a prendere il ritmo e a portarla ad alti livelli. Dire di un pilota che sia stato il più grande è sempre difficile, perché quando cambiano le epoche diventa difficile poi stabilirlo. Io ero della generazione che vedeva correre al top Schagerl, mentre mi sono solo sfiorato con Pasquale Irlando. Per quello che ho vissuto, posso certamente dire che Fabio è stato fra i più veloci in assoluto. Tutti quelli che abbiamo nominato, così come altri degli ultimi anni, sono tutti grandissimi campioni.

Enzo Osella, nell’intervista esclusiva che ci ha concesso di recente, ha dichiarato di essere dispiaciuto di non aver lavorato abbastanza con te, riconoscendoti un grandissimo talento. C’è qualcosa che vuoi dire all’ingegnere?

Lo ringrazio. Anche a me dispiace non lavorare con lui, da parte mia la disponibilità c’è. In questi anni ci siamo sentiti spesso, ma non siamo riusciti mai a trovare un modo di fare qualcosa insieme, per un motivo o per l’altro. Se dovesse capitare mi farebbe molto piacere. Io resto disponibile.

Zardo - Osella FA 30Restiamo in casa Osella: il tuo feeling con la “Trenta”, seppur usata molto poco, sembrava ottimo. I tifosi ti avrebbero voluto maggiormente impegnato su questa barchetta tanto vincente, certi che avresti colto importantissimi risultati.

Beh sai, io con quella macchina ci ho fatto due apparizioni vere e due sessioni di prove, fra cui la Trento-Bondone. La macchina era molto veloce e mi sarebbe piaciuto abituarmi correndoci di più, anche perché la stessa Formula, ha delle caratteristiche simili alla Fa 30 di Osella. Soddisfazioni comunque me ne sono tolte, visto che a Tolmezzo ho vinto, anche se di poco, mettendomi dietro anche Christian Merli. Considerato che lui e Faggioli sono in macchina ogni domenica e io invece era un po’ che non correvo…dai, è stata una bella gratificazione. Questo per dire che se avessi una macchina all’altezza, potrei ancora fare bene, ne sono sicuro.

Qual è stata la persona che ti ha insegnato di più nel mondo delle corse, quella a cui sei più riconoscente?

Sicuramente papà, visto che mi ha messo su quattro ruote che ero proprio piccino e mi ha insegnato come stare in macchina. Nelle corse ringrazio Raimondo Amadio della Villorba Corse, perché ha creduto in me in un momento tanto duro per la scuderia, quando è morto Fabio Danti.

Una volta la scuola piloti del mitico Henry Morrogh, partoriva i migliori talenti in assoluto del MotorSport. Quanto è servita per la tua formazione?

Tanto, tanto davvero. Io al tempo non avevo soldi, non potevo fare come i piloti di ora che un fine settimana si ed uno no, sono in pista a provare. Avevo le nozioni che mi aveva insegnato mio padre e quello che avevo imparato sul kart, ma Henry Morrogh è stato prezioso per apprendere le traiettorie, le staccate e l’uso del cambio, ancora meglio di quanto facessi prima. Anche perché aveva il Ford e potevo così imparare tanto di un motore al tempo molto usato. Pure la Scuola Federale Csai, devo dire, è stata preziosa per me. Due belle esperienze.

Nel 1995 stravinci il trofeo Maserati e nel 1996 viene annullato dalla Fiat quando eri al comando. Come hai vissuto quella decisione? Ti ha penalizzato nel tuo percorso agonistico o peggio con gli sponsor non aver centrato, pur senza colpe specifiche, quel prestigioso e meritato traguardo?

Bella domanda. E’ stata sicuramente una delusione grandissima, perché in quell’anno avevamo tante risorse nel team ed anche i miei sponsor mi avevano aiutato un bel pò. Certamente mi ha penalizzato, perché in quel periodo là ero in Sudafrica e avrei potuto diventare pilota ufficiale delle case costruttrici, in quanto lì avevo un appoggio molto forte. Han fatto carte false per farmi tornare in Europa e poi quel discorso là di chiudere il Campionato mi ha messo un po’ in ginocchio. Appena tornato su in Italia poi ho dovuto fare il militare, quindi in quel periodo là ho buttato praticamente un anno…

La strada preferita fra quelle del Cem e fra quelle del Civm?

Parlando di Civm amavo molto il Terminillo, perché venendo dalla pista quel percorso così veloce mi piaceva parecchio. Come strade europee invece, io sai ho fatto un solo anno pieno e fra tutte preferivo Rechberg. Non solo per la strada, ma per tutta la cornice che c’è attorno.

Ipotesi Budget e materiale tecnico ok: a parità di benefit, sceglieresti un programma su strada o su pista?

Gran bella domanda anche questa… perché sarebbero entrambi i programmi molto gratificanti. Guarda, a me piace correre in macchina, che sia in pista o in strada non cambia. L’importante per me sarebbe tornare a misurarmi  ad alti livelli.

La gioia più intensa della tua vita e la persona più importante per te..

Sicuramente la vittoria dell’ Europeo Salite nel 2003, dopo aver battuto un campionissimo come Faggioli per 186 millesimi…Noi eravamo dei privati e ci scontravamo con lui che era un pilota Osella ufficiale e tutti sanno quanto sia dura battersi quando non hai una grande casa dietro. Nella vita dico invece tutta la mia famiglia, molto importante per me. Anche se abbiamo molti diverbi, quando torni a casa hai qualcuno con cui parlare.

DENNY ZARDONel 2008 portasti alla vittoria una monoposto in salita. Ti ha trovato favorevole negli anni la decisione di restituire maggiore spazio e competitività alle barchette sport? O ritieni che queste auto  meritassero regole più premianti?

Secondo me le hanno lasciate morire, dopo averle tirate fuori. Non è stata una cosa molto giusta, sarebbe stato più opportuno elaborare delle regole più ferree. Ora se vuoi essere competitivo devi usare forzatamente una barchetta, per mille motivi. Però, senza nulla togliere alle Sport, guidare una macchina a ruote scoperte è una gran bella sensazione,unica. Penso che le monoposto siano state troppo penalizzate, meritavano di più per quello che rappresentano tecnicamente e velocisticamente.

Preferisci le gare sprint o quelle di durata? Visto che ne hai vinte più d’una anche di Endurance.

Tutte e due, mi piacciono allo stesso modo. Posso dirti che danno stupende sensazioni entrambe: una regala emozioni ravvicinate e l’altra invece ti fa vivere tutta la preparazione e la fase preliminare con la squadra e anche questo aspetto mi  affascina molto, davvero. A me piace correre in macchina, mi va bene qualunque soluzione.

Come ti appare il mondo delle salite di oggi? È molto diverso rispetto a qualche anno fa, alle stagioni dei tuoi impegni più stabili in montagna?

Assolutamente si, è cambiato parecchio. Ora se non hai un mezzo al top o comunque di buon livello, non puoi fare nulla. Quando correvo io ed eravamo tutti col Pa20 e tutto era un tantino meno professionale, potevi arrangiarti un po’ di più, facendo le cose con l’inventiva a casa, diciamo. Ora se non hai tutto al top, non riesci a esprimerti al meglio.

Una cosa che non deve mai mancare ad un pilota di livello, velocità istintiva a parte..

Sicuramente la fiducia in se stesso.

Denny, quanto senti di poter dare ancora al mondo delle corse?

Penso di poter dare ancora tanto, ma purtroppo questa crisi economica mi ha molto penalizzato. Bene o male con la Villorba Corse sono sempre riuscito a gareggiare, ma quando anche loro hanno avuto bisogno di piloti paganti e non mi hanno più potuto fare correre, la mia carriera purtroppo ha fatto un passo indietro.

Di cosa si occupa Denny Zardo oggi?

Lavoro con mio padre, restauriamo le auto storiche da corsa e le prepariamo per le gare.

C’è qualcosa che non rifaresti nella tua carriera?

Beh, molto probabilmente nel’96 sarebbe stato meglio non tornare in Europa. Secondo me restare di più in Sudafrica con la posizione che mi stavo costruendo, mi avrebbe poi permesso di tornare in Italia qualche anno dopo con più esperienza e con un curriculum migliore. Avrei avuto la possibilità di essere pilota ufficiale di qualche casa costruttrice nel Super Turismo.

Pasquale Irlando ti ha definito “un pilota eccezionale, un talento con la T maiuscola…”

Innanzitutto ci tengo a ringraziare Pasquale che è un amico. Non posso non dire una cosa dello stesso livello per lui. Gli anni in cui si scontrava con Tschager e con Fabio(Danti ndr) erano veramente difficili, perché erano davvero degli ossi duri… Gente come lui, Faggioli, Tschager appunto, erano e sono specialisti delle salite, si concentravano in quella specialità là. Io invece causa budget, ho guidato in pista, autocross, Formula Driver, riuscendo a correre dappertutto insomma.

Fra le macchine che non hai guidato, quale ti è rimasta come un colpo in canna?

La Formula Uno….(ride di gusto)…guarda, onestamente penso che le altre le abbia guidate quasi tutte…..

Che messaggio vuoi mandare ai tuoi tifosi?

Innanzitutto li ringrazio dell’affetto che mi riservano sempre, sia all’estero che in Italia. Anche se faccio gare di auto storiche o meno importanti di prima, c’è sempre qualcuno che viene a salutarmi e questo fa piacere. Ti dicevo, io voglio tornare a correre con le moderne in pianta stabile. Spero veramente che qualcuno legga quest’intervista e decida di aiutarmi.

Grazie da ilTornante.it, speciale come sempre Denny..

Sono io a ringraziare voi e tutti gli appassionati. A presto e grazie di cuore dell’attenzione nei miei confronti…

Intervista di Francesco Romeo e Sante Livrano

Foto copertina di Daiana D’Incà

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